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domenica 7 novembre 2021

Dall’amore al suicidio: i frutti contaminati della società anomica (2ª parte)

Quando l’incertezza pervade la mente degli individui e si diffonde tra la gente in maniera trasversale a prescindere dall’assetto socio-economico dei diversi gruppi microetnici, entrano in gioco forze in grado di destabilizzare un intero “sistema” sociale e non c’è “amore” che tenga.

 

 

Il semantema di anomia deriva dal greco ed è composto dall’ “alpha” privativo e da “nomos” che significa norma o legge. Senofonte nella sua opera più importante, “L’Anàbasi di Ciro”, già nel IV secolo a.C. legava al significato di anomia un diffuso senso di illegalità e disprezzo nei confronti delle norme. Il termine “anomia” ritorna nel Seicento, diventando un tema fondamentale dell’intera teoresi del sociologo E. Durkheim, secondo il quale il termine “anomia” vuol dire mancanza di regolamentazione sociale e morale, in grado di mantenere entro certi limiti il comportamento degli individui per cui la conseguenza è che “Il suicidio varia in ragione inversa al grado di integrazione dei gruppi sociali di cui fa parte l'individuo”.
Nella sua opera La division du travail” Durkheim associa il concetto di anomia alla solidarietà meccanica la quale non dovrebbe assolutamente sussistere e tanto meno essere riconducibile ad una società, che, al contrario, dovrebbe essere caratterizzata dal concetto di solidarietà organica vista la sussistenza di una corretta divisione del lavoro se portata a compimento. Infatti se è presente nel tessuto sociale la solidarietà di tipo organico, è improbabile che venga a sussistere il fenomeno anomico, e a riprova di ciò basta che esista la consapevolezza diffusa e indotta dei bisogni collettivi per generare un’evoluzione che porta alla divisione del lavoro ed alla mancanza di anomia.
Durkheim classificherà due diversi e distinti contesti anomici capaci di incidere e destabilizzare vita e comportamenti degli individui all’interno del contesto sociale nel quale loro sono inseriti.
Il primo contesto anomico è quello che sconvolge la vita di una persona a causa di una perdita traumatica, di una tragedia personale che non riesce ad interiorizzare con i conseguenti riscontri a livello di destabilizzazione psichica e conseguente limitazione della validità delle proprie interrelazioni sociali.
Il secondo contesto, invece, è da ascrivere ad un rapido e costante mutamento dell’ambiente, specie quello socio-economico. In psicologia si definisce resilienza la capacità di reagire in modo positivo nei confronti di situazioni traumatiche, difficoltà materiali e psicologiche ed in genere a seguito degli effetti negativi generati sugli individui da alterazioni dei rapporti in famiglia, sul lavoro e nella sfera affettiva, mettendo così a rischio la capacità di resilienza del singolo individuo.
Nell’opera Le Suicide” Durkheim assimila il concetto di egoismo a quello di individualismo e così il concetto di anomia acquisisce un significato largo ed esaustivo, inserito in un insieme di dualità contrapposte, legate a rilevanti moti dell’animo umano quali quelli di egoismo ed altruismo. Per Durkheim la gente tende ad assumere atteggiamenti prevalentemente egoistici o in opposizione altruistici secondo gli influssi che l’ambiente sociale, culturale, economico e situazionale esercita sugli individui. La novità è che il sistema normativo delle società globalizzate come verificato negli ultimi vent’anni ha un ruolo determinate anche nelle società moderne seppur caratterizzate da un assetto basato sulla solidarietà organica e ciò in contrapposizione a quanto teorizzato da Durkheim circa il contesto di azione positiva esercitato dalla solidarietà meccanica.
Con l’accezione di “anomia” si tende ad indicare uno stato patologico di degrado sociale, morale e ancor più etico. Oggi il concetto di anomia sociale rappresenta uno strumento importante per indagini sociologiche che investano caratteri sia oggettivi che soggettivi, e rappresenta una delle possibili chiavi epistemologiche per comprendere l’attuale complessità del mondo che ci circonda e nello specifico il ruolo e l’influenza che il sistema sociale ha sull’ambiente e sull’individuo.
Gli uomini cercano oggi una loro dimensione all’interno di una quotidianità sociale chiaramente anomica acquisendo comportamenti adattativi dissonanti anche rispetto alle possibili “maschere” di Erwing Goffman, indossate nel contesto di una drammaturgia sociale da interpretare quotidianamente.
Nella sua teoria della tensione, Merton mette in relazione la diffusione di forme anche violente di criminalità con l’aumento dello stato di anomia sociale e in proposito ricordiamo il dilagare di forme gratuite di violenza, spesso fine a se stessa e rivolta verso i più deboli.
Zygmund Bauman ha voluto fare una attenta analisi della postmodernità usando le immagini di modernità liquida e solida con la certezza che in un mondo caratterizzato da questo concetto di globalizzazione si assiste alla negazione di identità umana basata sul concetto di uomo come animale sociale per raggiungere il paradosso di una dimensione economica inglobante ogni aspetto della vita sociale a livello planetario.
Il sistema sociale concepito da Niklas Luhmann presenta evidenti falle dovute a forzature della comunicazione e palese volontà di usare la stessa a fini di controllo sociale. Il risultato è l’instaurazione di un modello di convivenza in cui il concetto di solidarietà è sconosciuto, aumentando in modo pervasivo il livello individuale di incertezza, solitudine fisica e psicologica sino alla disperazione e nei casi estremi al suicidio.
Si può affermare che la solidarietà e la riacquisita capacità empatica rappresentano l’unico antidoto a questa sindrome lesiva delle interrelazioni tra individui e tra individui e sovrastrutture sociali chiamata anomia sociale.
In questo modello di società, propagandata come un modello perfetto di vita per gli uomini che intanto non si riconoscono nel sistema di approccio comunicativo instaurato dalle sovrastrutture sociali, guidate da un diverso concetto di Dio che è confuso con il denaro. Diventano così inevitabili le conseguenti sindromi lesive dei rapporti sociali, affettivi e interpersonali, in un contesto in cui l’uomo ha perso la capacità di amare.
Stiamo consegnando ai giovani, ma anche a noi stessi una illusione di benessere nella quale tutti diventiamo dispersi nella modernità liquida di Bauman e in quella anomica ma ancora moderna di Durkheim. Dobbiamo fare tutti qualcosa per invertire la rotta visto che conosciamo qual è l’antidoto al veleno che ci stanno propinando.

“Quando l’incertezza pervade la mente degli individui e si diffonde tra la gente in maniera trasversale a prescindere dall’assetto socio-economico dei diversi gruppi microetnici, entrano in gioco forze in grado di destabilizzare un intero “sistema” sociale e non c’è “amore” che tenga, si arriva a parlare di resilienza dei singoli e dell’intero sistema con fenomeni conclamati di dislocazione emotiva che giungono a degenerare in vera e propria dissonanza cognitiva di massa”.

Ambrogio Giordano

 

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