Ambiente e
Pianificazione Territoriale
Lo sviluppo
abnorme delle metropoli ed in particolare i fenomeni di degrado legati all’
urbanesimo, hanno posto in risalto nuove problematiche circa l’uomo e
l’ambiente in cui vive. Si è trattato di un processo che si è evoluto di pari
passo allo sviluppo del progresso socio economico moderno. I sistemi di
produzione sono stati coinvolti in questa dinamica espansiva, diventando fonte
di crescita e di benessere da un lato, e contemporaneamente attori delle attuali problematiche ecologiche,
ponendo in primo piano importanti interrogativi circa i danni prodotti
all’ambiente dall’azione antropica. Attualmente l’umanità deve fare i conti con
diversi punti di rottura causa dell’equilibrio eco-biologico quali:
·
Il pericolo
nucleare: oggi l’uomo dispone di potenzialità tecniche per cancellare la
propria specie e l’intero pianeta;
·
Incremento
demografico: se fino ad oggi le risorse di cibo e di energia sono state
sufficienti, in un futuro molto vicino potrebbero non esserlo più;
·
Alterazioni
cicli biogeochimici: appartengono a questa categoria le variazioni
climatiche indotte dall’attività umana, ad esempio la deforestazione, che possono rendere invivibile il pianeta,
·
Inefficienza
energetica: lo sfruttamento intensivo delle risorse energetiche può
provocare il loro impoverimento, mettendo a repentaglio la possibilità di
alimentazione dell’umanità.
Nel tempo, lo
sviluppo della scienza ha permesso di attenuare l’ancestrale atteggiamento
sacralizzante che l’uomo aveva verso la natura e si è dato credito alla
corrente scientista che ha evocato l’ onnipotente capacità della conoscenza
scientifica di rendere reversibili in qualunque momento le gravi alterazioni e
inquinamenti prodotti dall’uomo, tragicamente dilagati fino a compromettere il
delicato equilibrio tra l’essere umano e l’ambiente biofisico in cui vive.
Al riguardo,
secondo il biologo e filosofo inglese Thomas Huxley:
“Per l’umanità, il problema per eccellenza,
il problema sopra il quale tutti gli
altri poggiano e che ci interessa più profondamente di ogni altro, è lo
stabilire quale posto l’uomo occupi nella natura e quale rapporto egli abbia
con il mondo che lo circonda”.[1]
E’ oramai
evidente che le azioni esercitate dagli individui o dai gruppi umani sull’ambiente
sono legate in un rapporto di stretta interdipendenza, i cui effetti non sono
sempre prevedibili.
Parallelamente
appare sempre più chiaro come un mutamento dell’idea del rapporto uomo-natura,
implichi inevitabilmente profonde modificazioni nei modelli di sviluppo
esistenti, vale a dire nelle regole che
definiscono i sistemi economici, sociali politici e giuridici.[2]
L’attuale
modello di sviluppo, mirato allo sfruttamento e
alla dispersione delle risorse, si basa su una irresponsabile
sottovalutazione dell’importanza dell’equilibrio naturale e presuppone un potere illimitato di rigenerazione della
natura. Le conoscenze scientifiche e i ripetuti disastri ambientali, invece
dimostrano come gli interventi manipolatori siano spesso irreversibili e come
le risorse si possano esaurire.
Si apre un nuovo
scenario all’interno del quale l’umanità cerca il soddisfacimento dei propri
bisogni cercando di minimizzare gli
impatti sull’ambiente in modo da preservarlo. L’urbanistica moderna rifiuta il
concetto espansivo dei nuclei urbani per
evitare quello che è definito consumo del
territorio.
Questo
atteggiamento è il frutto di un nuovo approccio culturale che si fonda sulla consapevolezza di uno sviluppo basato
sul recupero della qualità e non su
modelli di crescita illimitata.
Un nuovo modello
di sviluppo orientato alla conservazione si sostituisce alla visione del dominio antropocentrico nel
rapporto uomo-natura, imponendo un nuovo approccio epistemologico che coinvolge
anche la pianificazione territoriale e
l’urbanistica , discipline all’interno delle quali l’essere umano è oggi visto come parte fondamentale di un ecosistema naturale o
urbano che utilizza i principio di tali scienze per mediare il proprio rapporto
con lo spazio e l’ambiente che lo circondano.
E’ questo
l’ambito in cui la pianificazione ambientale
svolge un compito di fondamentale importanza poiché come ambito scientifico
multidisciplinare pondera l’influenza dell’ambiente sulla vita psicologica,
economica, sociale e culturale oltre che biofisica degli esseri umani.
Lo spazio fisico
rappresenta il contenitore delle attività socio economiche, ma è anche specchio
per l’identificazione sociale ed individuale, partendo dall’assunto che gli
uomini instaurano una relazione psicologica con l’ambiente circostante, che
modifica e struttura le loro capacità
percettive con una profonda influenza sulla loro identità e sul loro benessere.[3]
L’ambiente urbano
o il paesaggio in cui si vive ingenera piacere o angoscia nell’individuo in
funzione del modo in cui lo spazio biofisico si adatta alle specifiche
necessità comportamentali. E’ un fatto socialmente rilevante che l’inserimento
in un ambiente positivo stimola le relazioni tra soggetti e agevola processi di
interrelazione interpersonale, riducendo o annullando forme di isolamento.
Sono questi i
principi che hanno ispirato i membri della
Scuola Ecologica di Chicago[4] quali Robert Park, Ernest Burgess e Louis Wirt,
che con le sue teorie ha considerevolmente influenzato la pianificazione e
l’organizzazione della città, dove l’ambiente diventa elemento predominante.
Nello specifico,
questi studiosi hanno cercato di creare degli spazi vitali nei quali i soggetti
potessero integrarsi, quindi hanno posto al centro della loro attenzione i
simboli ambientali (giardini, piazze, parchi, etc.) che permettono alla società
di trasformarsi in comunità vitale. In sintesi, due sono stati i concetti
sviluppati dalla scuola di Chicago degni di particolare attenzione: uno è il
cosiddetto approccio ecologico
all’analisi urbana, l’altro la caratterizzazione dell’urbanesimo come modo di vita.[5]
Sul piano
epistemologico la pianificazione ambientale tende a ridurre ed interpretare la
complessità dell’ambiente urbano, fortemente condizionato dall’azione antropica
e nel contempo elemento fondamentale per la strutturazione del comportamento
sociale urbano. Per far ciò viene promossa un’azione sul piano culturale tesa a
far emergere una diffusa concezione dell’ambiente come valore non solo ideale,
bensì un vero e proprio bene da tutelare e preservare.
Pianificazione e
progettazione ambientale si trasformano in attività su base multidisciplinare
volte all’ideazione di spazi ed ambienti fisici capaci di rispondere alle
esigenze umane ponendo in primo piano, specie nell’attività di progettazione,
qualità naturali, paesaggistiche e geomorfologiche del territorio.
Il suo campo
d’attività va pertanto dal singolo vano di una casa, alle aree verdi urbane
fino al territorio extraurbano. Pertanto nell’ideazione delle abitazioni si
tiene conto dell’ambiente naturale cercando di integrare con il paesaggio sia
l’esterno che gli interni degli edifici. Nell’ideazione degli ambienti esterni
il compito della moderna urbanistica è invece quello di studiare le città ed il territorio e il loro funzionamento per progettarne lo sviluppo e
correggerne gli errori in modo da rendere vivibile lo spazio urbano.
In altri
termini, mentre in passato la disciplina urbanistica si è occupata
essenzialmente di progettare e gestire le nuove espansioni della città, oggi
tale scienza abbraccia anche la sua programmazione e gestione nel tempo, perde
i convenzionali confini territoriali per guardare alla cosiddetta “città diffusa” dove il limite tra città e campagna perde il suo senso.[6]
E’ in
quest’ottica che tematiche come la
sostenibilità, la pianificazione
territoriale, la progettazione
ambientale, nonché quella delle infrastrutture
sono oggi al centro dei nuovi progetti urbani a tutte le scale, compresi anche
i settori turistici.
La prospettiva
di riqualificare il territorio a fini turistici valorizzando il patrimonio
architetturale e culturale é ormai diffusa e riguarda numerose aree italiane.
Anche attraverso
l’input degli enti locali il turismo sta diventando per molti una possibilità
di riscoprire sé stessi e il mondo d’appartenenza oltre che un tentativo di
ristabilire un rapporto armonioso con l’ambiente.
Le forme di riqualificazione urbana sono infatti
molto spesso collegate anche alla valorizzazione del territorio e, più in
generale, alle esigenze di salvaguardia ambientale.
Si possono al riguardo contare numerosi interventi
normativi in materia di tutela del patrimonio naturalistico, finalizzati alla
creazione di parchi e riserve naturali il cui accesso viene sottoposto a
regolamentazione.
Il nesso
esistente tra pianificazione urbana ed istituzione di parchi naturali può in
questo caso essere analizzato attraverso lo studio della normativa in materia
di parchi attraverso cui é possibile cogliere le prospettive di intervento
verso la fruizione turistica all’insegna della salvaguardia ambientale, a
partire dalle aree a cui si riconosce il valore di unicità ambientale
In questa
direzione vanno le esigenze di controllo del territorio, le proposte di
risanamento e di conservazione delle aree di interesse naturalistico e le nuove
forme di attenzione culturale nei confronti di itinerari turistici che non si
basino sul consumo del territorio.
Per realizzare
tutto ciò in ogni fase della progettazione ambientale, è bene avvalersi del
contributo dei sociologi che sono gli specialisti dell’interpretazione sociale,
dei gruppi, degli atteggiamenti e dei valori della comunità.
Laddove la
progettazione è partecipata, nel senso che le popolazioni su cui il progetto va
ad insistere sono prese in considerazione dai committenti e dai tecnici, il
sociologo trova il suo campo d’azione.
Molti sociologi
sono oggi impegnati sui temi del territorio e dell’ambiente, con attività
orientate alla soluzione di problemi di grande rilievo sociale, collaborando
alla definizione di piani, progetti, politiche.
Il loro apporto
è divenuto essenziale per approfondire tanto gli aspetti teorici, legati alla
logica della progettazione del territorio e dell’ambiente, quanto quelli
relativi alla ricerca sul campo, evidenziando il ruolo essenziale della
collaborazione tra esperti di diversa formazione disciplinare.
In questa
prospettiva, vengono analizzati quegli oggetti di ricerca, modalità di lavoro,
approcci metodologici che possono costituire un proficuo terreno di lavoro
comune.
In particolare,
l’attenzione cade sulla pianificazione territoriale e sui processi di
partecipazione, sullo studio delle percezioni soggettive e del valore simbolico
e identitario di luoghi ambienti e paesaggi fino alle politiche dei tempi ed orari che
scandiscono la vita delle città comprese le progettazione degli spazi aperti pubblici,
e valutazioni su interventi in situazioni di rischio.[7]
Il lavoro sulla
struttura epistemologica di un progetto pianificatorio si esplica nei seguenti
ambiti:
·
Metodiche
di raccolta e analisi dei dati qualitativi e quantitativi
·
Contestualizzazione
e interpretazione della realtà oggetto di studio
·
Scelta e
applicazione di modelli teorici pertinenti
·
Concettualizzazione
fenomeni complessi e interrelati
·
Stesura
rapporti di ricerca e formalizzazione dati
Quanto sinora
affermato dimostra la fondamentale necessità di studi e ricerche
multidisciplinari per la redazione di piani programmi e progetti i quali
costituiscono il mezzo per il raggiungimento degli obiettivi previsti dalle
policy inerenti la pianificazione del territorio e delle città nell’ottica di
promuovere lo sviluppo sostenibile e l’esaltazione delle caratteristiche socio
economiche ed identitarie delle popolazioni ivi insediate.
Assume forma
dogmatica l’asserzione che l’uomo modifica l’ambiente e l’ambiente modifica in
forma di doppia implicazione logica la società.
In tale
ottica una scienza come la sociologia
trova ampi spazi nei processi cognitivi
legati a singole entità territoriali sino a fornire modelli
interpretativi di comportamenti globali. La norma interviene per poter esplicare un’azione
istituzionalmente riconosciuta garante di un corretto modus operandi, specie in materia ambientale.
La legislazione
in materia ambientale ha le sue origini nella cultura americana, nel 1969 viene
infatti istituito il NEPA (National Environmental Policy Act), un
regolamento che introduce la procedura di VIA
(Valutazione d’Impatto Ambientale)
inizialmente chiamata EIA (Environmental impact assessment).
Il rapporto tra
VIA e pianificazione territoriale risulta essere assai stretto poiché è
possibile considerare la Valutazione di impatto ambientale come una forma di “pianificazione inversa”[8], eseguita per
verifica di una progettazione. Inoltre la VIA potrebbe essere utilmente
integrata nel processo pianificatorio
raggiungendo così il livello di pianificazione integrata.
La valutazione
di impatto ambientale risulta dunque essere senza dubbio una procedura di
controllo e verifica concettualmente praticamente fondamentale e
irrinunciabile, la cui importanza oggi non può essere messa in discussione.
Di più ampio
respiro, invece, risulta essere la VAS
(Valutazione Ambientale Strategica).
Concettualizzata
alla fine degli anni Ottanta, la VAS consiste in un processo sistematico di
valutazione delle conseguenze ambientali, di proposte pianificatorie,
finalizzato ad assicurare che queste vengano incluse in modo completo e
considerate in modo appropriato, alla pari degli elementi economici e sociali
all’interno dei modelli di “sviluppo
sostenibile”, a partire dalle prime fasi del processo decisionale.[9]
Con direttiva
n. 2001/42/CE del 27/06/01 (direttiva VAS) del Parlamento e del Consiglio
dell’UE viene istituito l’obbligo della VAS al fine di determinare gli effetti
sull’ambiente di piani, progetti e programmi definiti su scala territoriale al
fine di garantirne l’attenuazione degli impatti e massimizzare compatibilità e
integrazione ambientale anche durante le fasi di realizzazione e sviluppo degli
stessi.
La VAS è
indirizzata diversamente dalla VIA che si riferisce a singole opere o progetti,
a piani e programmi generalmente complessi costituiti da più elementi integrati
tra di loro di cui è necessario effettuare un’analisi ex ante, un monitoraggio
in itinere e procedere ad indirizzare le linee di sviluppo generali degli
stessi secondo veri e propri principi strategici.
Pertanto la
VAS ha senso nei contesti inerenti i processi di implementazione dei piani e
costituisce pertanto uno strumento di ausilio alla decisione DSS (Decision Support System), e non si identifica
in un processo decisionale a sestante.
Essa sembrava pertanto aprire una strada alla
collaborazione tra sociologia e progettazione ambientale e quindi ad un
recupero del ruolo professionale del sociologo in quanto ad esso si richiedeva
una pluralità di interventi, da quello più specialistico, a quello di
costituire un intermediario tra i tecnici coinvolti nel processo di
valutazione, i decisori politici e la popolazione interessata.
Dott Ing. Ambrogio Giordano
Pianificatore Territoriale Urbanistico e Ambientale
Pianificatore Territoriale Urbanistico e Ambientale
Ambrogio Giordano, nato a Foggia il
5/9/1961, è attualmente Dirigente Tecnico presso AMIU Puglia Spa. È
laureato in Ingegneria Civile ed Ambientale, Sociologia, Pianificazione
Territoriale Urbanistica e Ambientale ed ha anche conseguito un Master
universitario di II Livello in Scienze Criminologiche.
Da anni si occupa di problemi inerenti l’ambiente, modelli matematici e temi sociali collegati al mondo del lavoro ed ai fenomeni di devianza sociale, collaborando con numerose Organizzazioni, Enti ed Associazioni con finalità sociali e culturali. Attualmente è presidente del comitato tecnico scientifico dell’Associazione Rinascita e Rose. Ha collaborato alla stesura di numerosi testi organizzando e presiedendo convegni inerenti tematiche legate alla filosofia, alla logica matematica e tematiche socio-economiche. Tra i suoi interessi: la filosofia, la logica e le scienze sociali. Molti dei suoi scritti sono rintracciabili su numerosi blog e sui social network.
Da anni si occupa di problemi inerenti l’ambiente, modelli matematici e temi sociali collegati al mondo del lavoro ed ai fenomeni di devianza sociale, collaborando con numerose Organizzazioni, Enti ed Associazioni con finalità sociali e culturali. Attualmente è presidente del comitato tecnico scientifico dell’Associazione Rinascita e Rose. Ha collaborato alla stesura di numerosi testi organizzando e presiedendo convegni inerenti tematiche legate alla filosofia, alla logica matematica e tematiche socio-economiche. Tra i suoi interessi: la filosofia, la logica e le scienze sociali. Molti dei suoi scritti sono rintracciabili su numerosi blog e sui social network.
[2] Catia
Mazzeri, “Le città sostenibili.Storia,
natura, ambiente”, Franco Angeli, 2003.
[3] Kevin
Lynch, urbanista statunitense pubblica nel 1960 “Image of the city” un opera fondamentale nella strutturazione
teorica della moderna urbanistica, ponendo l’accento sui processi di
identificazione umani nei confronti dell’ambiente urbano in cui vive e sulla figurabilità dell’ambiente urbano. Le
sue teorie sono fondamentali nella decodifica del rapporto psichico riferito
alla percezione dell’ambiente e le relative immagini mentali alla base del
processo di formazione della dimensione spazio temporale in un rapporto interrelato
tra uomo e città. Apre la strada al tema della percezione specie quella identitaria, tema di ricerca in ambito
territoriale e paesaggistico.
[4]
Anthony Giddens, “Sociologia”,Il
Mulino, 1994.
[5]
Francoise Choay, “La città. Utopie e
realtà”, piccola biblioteca Einaudi, 2011.
[6]
Stefania Sacripanti, “Il valore
dell’ambiente rurale. Riflessioni e casi di studio”, Cultura e dintorni
Editore, 2011.
[7] Luca Davico, Maria Carmen
Belloni, “Sociologia e progettazione del
territorio”, Edizioni Carocci, 2006.
[8] Valerio Romani, “Il paesaggio”, Franco Angeli, 2008.
[9] Catia Mazzeri, “Le città sostenibili. Storia, natura,
ambiente”, Franco Angeli, 2003.
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