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giovedì 23 agosto 2018

Ambiente e Pianificazione Territoriale




Ambiente e Pianificazione Territoriale

Lo sviluppo abnorme delle metropoli ed in particolare i fenomeni di degrado legati all’ urbanesimo, hanno posto in risalto nuove problematiche circa l’uomo e l’ambiente in cui vive. Si è trattato di un processo che si è evoluto di pari passo allo sviluppo del progresso socio economico moderno. I sistemi di produzione sono stati coinvolti in questa dinamica espansiva, diventando fonte di crescita e di benessere da un lato, e contemporaneamente attori  delle attuali problematiche ecologiche, ponendo in primo piano importanti interrogativi circa i danni prodotti all’ambiente dall’azione antropica. Attualmente l’umanità deve fare i conti con diversi punti di rottura causa dell’equilibrio eco-biologico quali:

·         Il pericolo nucleare: oggi l’uomo dispone di potenzialità tecniche per cancellare la propria specie e l’intero pianeta;
·         Incremento demografico: se fino ad oggi le risorse di cibo e di energia sono state sufficienti, in un futuro molto vicino potrebbero non esserlo più;
·         Alterazioni cicli biogeochimici: appartengono a questa categoria le variazioni climatiche indotte dall’attività umana, ad esempio la deforestazione,  che possono rendere invivibile il pianeta,
·         Inefficienza energetica: lo sfruttamento intensivo delle risorse energetiche può provocare il loro impoverimento, mettendo a repentaglio la possibilità di alimentazione dell’umanità.

Nel tempo, lo sviluppo della scienza ha permesso di attenuare l’ancestrale atteggiamento sacralizzante che l’uomo aveva verso la natura e si è dato credito alla corrente scientista che ha evocato l’ onnipotente capacità della conoscenza scientifica di rendere reversibili in qualunque momento le gravi alterazioni e inquinamenti prodotti dall’uomo, tragicamente dilagati fino a compromettere il delicato equilibrio tra l’essere umano e l’ambiente biofisico in cui vive.
Al riguardo, secondo il biologo e filosofo inglese Thomas Huxley:
 
“Per l’umanità, il problema per eccellenza, il problema sopra il quale  tutti gli altri poggiano e che ci interessa più profondamente di ogni altro, è lo stabilire quale posto l’uomo occupi nella natura e quale rapporto egli abbia con il mondo che lo circonda”.[1]

E’ oramai evidente che le azioni esercitate dagli individui o dai gruppi umani sull’ambiente sono legate in un rapporto di stretta interdipendenza, i cui effetti non sono sempre prevedibili.
Parallelamente appare sempre più chiaro come un mutamento dell’idea del rapporto uomo-natura, implichi inevitabilmente profonde modificazioni nei modelli di sviluppo esistenti, vale a dire nelle regole che  definiscono i sistemi economici, sociali politici e giuridici.[2]
L’attuale modello di sviluppo, mirato allo sfruttamento e  alla dispersione delle risorse, si basa su una irresponsabile sottovalutazione dell’importanza dell’equilibrio naturale e presuppone un potere illimitato di rigenerazione della natura. Le conoscenze scientifiche e i ripetuti disastri ambientali, invece dimostrano come gli interventi manipolatori siano spesso irreversibili e come le risorse si possano esaurire.
Si apre un nuovo scenario all’interno del quale l’umanità cerca il soddisfacimento dei propri bisogni cercando di minimizzare  gli impatti sull’ambiente in modo da preservarlo. L’urbanistica moderna rifiuta il concetto espansivo dei nuclei urbani  per evitare quello che è definito consumo del territorio.
Questo atteggiamento è il frutto di un nuovo approccio culturale che si fonda  sulla consapevolezza di uno sviluppo basato sul recupero della qualità  e non su modelli di crescita illimitata.
Un nuovo modello di sviluppo orientato alla conservazione si sostituisce alla  visione del dominio antropocentrico nel rapporto uomo-natura, imponendo un nuovo approccio epistemologico che coinvolge anche la pianificazione territoriale  e l’urbanistica , discipline all’interno delle quali  l’essere umano è oggi visto come parte  fondamentale di un ecosistema naturale o urbano che utilizza i principio di tali scienze per mediare il proprio rapporto con lo spazio e l’ambiente che lo circondano.
E’ questo l’ambito in cui la  pianificazione ambientale svolge un compito di fondamentale importanza poiché come ambito scientifico multidisciplinare pondera l’influenza dell’ambiente sulla vita psicologica, economica, sociale e culturale oltre che biofisica degli esseri umani.
Lo spazio fisico rappresenta il contenitore delle attività socio economiche, ma è anche specchio per l’identificazione sociale ed individuale, partendo dall’assunto che gli uomini instaurano una relazione psicologica con l’ambiente circostante, che modifica e struttura  le loro capacità percettive con una profonda influenza sulla loro identità e sul loro benessere.[3]
L’ambiente urbano o il paesaggio in cui si vive ingenera piacere o angoscia nell’individuo in funzione del modo in cui lo spazio biofisico si adatta alle specifiche necessità comportamentali. E’ un fatto socialmente rilevante che l’inserimento in un ambiente positivo stimola le relazioni tra soggetti e agevola processi di interrelazione interpersonale, riducendo o annullando forme di isolamento.
Sono questi i principi che hanno ispirato i membri  della Scuola Ecologica di Chicago[4] quali Robert Park, Ernest Burgess e Louis Wirt, che con le sue teorie ha considerevolmente influenzato la pianificazione e l’organizzazione della città, dove l’ambiente diventa elemento predominante.
Nello specifico, questi studiosi hanno cercato di creare degli spazi vitali nei quali i soggetti potessero integrarsi, quindi hanno posto al centro della loro attenzione i simboli ambientali (giardini, piazze, parchi, etc.) che permettono alla società di trasformarsi in comunità vitale. In sintesi, due sono stati i concetti sviluppati dalla scuola di Chicago degni di particolare attenzione: uno è il cosiddetto approccio ecologico all’analisi urbana, l’altro la caratterizzazione dell’urbanesimo come modo di vita.[5]
Sul piano epistemologico la pianificazione ambientale tende a ridurre ed interpretare la complessità dell’ambiente urbano, fortemente condizionato dall’azione antropica e nel contempo elemento fondamentale per la strutturazione del comportamento sociale urbano. Per far ciò viene promossa un’azione sul piano culturale tesa a far emergere una diffusa concezione dell’ambiente come valore non solo ideale, bensì un vero e proprio bene da tutelare e preservare.
Pianificazione e progettazione ambientale si trasformano in attività su base multidisciplinare volte all’ideazione di spazi ed ambienti fisici capaci di rispondere alle esigenze umane ponendo in primo piano, specie nell’attività di progettazione, qualità naturali, paesaggistiche e geomorfologiche del territorio.
Il suo campo d’attività va pertanto dal singolo vano di una casa, alle aree verdi urbane fino al territorio extraurbano. Pertanto nell’ideazione delle abitazioni si tiene conto dell’ambiente naturale cercando di integrare con il paesaggio sia l’esterno che gli interni degli edifici. Nell’ideazione degli ambienti esterni il compito della moderna urbanistica è invece quello di studiare le città ed il territorio e il loro funzionamento per progettarne lo sviluppo e correggerne gli errori in modo da rendere vivibile lo spazio urbano.
In altri termini, mentre in passato la disciplina urbanistica si è occupata essenzialmente di progettare e gestire le nuove espansioni della città, oggi tale scienza abbraccia anche la sua programmazione e gestione nel tempo, perde i convenzionali confini territoriali per guardare alla cosiddetta “città diffusa” dove il limite tra città e campagna perde il suo senso.[6]
E’ in quest’ottica che tematiche come la sostenibilità, la pianificazione territoriale, la progettazione ambientale, nonché quella delle infrastrutture sono oggi al centro dei nuovi progetti urbani a tutte le scale, compresi anche i settori turistici.
La prospettiva di riqualificare il territorio a fini turistici valorizzando il patrimonio architetturale e culturale é ormai diffusa e riguarda numerose aree italiane.
Anche attraverso l’input degli enti locali il turismo sta diventando per molti una possibilità di riscoprire sé stessi e il mondo d’appartenenza oltre che un tentativo di ristabilire un rapporto armonioso con l’ambiente.
Le forme di riqualificazione urbana sono infatti molto spesso collegate anche alla valorizzazione del territorio e, più in generale, alle esigenze di salvaguardia ambientale.
Si possono al riguardo contare numerosi interventi normativi in materia di tutela del patrimonio naturalistico, finalizzati alla creazione di parchi e riserve naturali il cui accesso viene sottoposto a regolamentazione.
 Il nesso esistente tra pianificazione urbana ed istituzione di parchi naturali può in questo caso essere analizzato attraverso lo studio della normativa in materia di parchi attraverso cui é possibile cogliere le prospettive di intervento verso la fruizione turistica all’insegna della salvaguardia ambientale, a partire dalle aree a cui si riconosce il valore di unicità ambientale
In questa direzione vanno le esigenze di controllo del territorio, le proposte di risanamento e di conservazione delle aree di interesse naturalistico e le nuove forme di attenzione culturale nei confronti di itinerari turistici che non si basino sul consumo del territorio.
Per realizzare tutto ciò in ogni fase della progettazione ambientale, è bene avvalersi del contributo dei sociologi che sono gli specialisti dell’interpretazione sociale, dei gruppi, degli atteggiamenti e dei valori della comunità.
Laddove la progettazione è partecipata, nel senso che le popolazioni su cui il progetto va ad insistere sono prese in considerazione dai committenti e dai tecnici, il sociologo trova il suo campo d’azione.
Molti sociologi sono oggi impegnati sui temi del territorio e dell’ambiente, con attività orientate alla soluzione di problemi di grande rilievo sociale, collaborando alla definizione di piani, progetti, politiche.
Il loro apporto è divenuto essenziale per approfondire tanto gli aspetti teorici, legati alla logica della progettazione del territorio e dell’ambiente, quanto quelli relativi alla ricerca sul campo, evidenziando il ruolo essenziale della collaborazione tra esperti di diversa formazione disciplinare.
In questa prospettiva, vengono analizzati quegli oggetti di ricerca, modalità di lavoro, approcci metodologici che possono costituire un proficuo terreno di lavoro comune.
In particolare, l’attenzione cade sulla pianificazione territoriale e sui processi di partecipazione, sullo studio delle percezioni soggettive e del valore simbolico e identitario di luoghi ambienti e paesaggi fino  alle politiche dei tempi ed orari che scandiscono la vita delle città comprese le progettazione degli spazi aperti pubblici, e valutazioni su interventi in situazioni di rischio.[7]
Il lavoro sulla struttura epistemologica di un progetto pianificatorio si esplica nei seguenti ambiti:

·         Metodiche di raccolta e analisi dei dati qualitativi e quantitativi
·         Contestualizzazione e interpretazione della realtà oggetto di studio
·         Scelta e applicazione di modelli teorici pertinenti
·         Concettualizzazione fenomeni complessi e interrelati
·         Stesura rapporti di ricerca e formalizzazione dati

Quanto sinora affermato dimostra la fondamentale necessità di studi e ricerche multidisciplinari per la redazione di piani programmi e progetti i quali costituiscono il mezzo per il raggiungimento degli obiettivi previsti dalle policy inerenti la pianificazione del territorio e delle città nell’ottica di promuovere lo sviluppo sostenibile e l’esaltazione delle caratteristiche socio economiche ed identitarie delle popolazioni ivi insediate.
Assume forma dogmatica l’asserzione che l’uomo modifica l’ambiente e l’ambiente modifica in forma di doppia implicazione logica la società.
In tale ottica  una scienza come la sociologia trova ampi spazi nei processi cognitivi  legati a singole entità territoriali sino a fornire modelli interpretativi di comportamenti globali. La norma  interviene per poter esplicare un’azione istituzionalmente riconosciuta garante di un corretto  modus operandi, specie in materia ambientale.
La legislazione in materia ambientale ha le sue origini nella cultura americana, nel 1969 viene infatti istituito il NEPA (National Environmental Policy Act), un regolamento che introduce la procedura di VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale) inizialmente chiamata EIA (Environmental impact assessment).
Il rapporto tra VIA e pianificazione territoriale risulta essere assai stretto poiché è possibile considerare la Valutazione di impatto ambientale come una forma di “pianificazione inversa”[8], eseguita per verifica di una progettazione. Inoltre la VIA potrebbe essere utilmente integrata nel processo pianificatorio  raggiungendo così il livello di pianificazione integrata.
La valutazione di impatto ambientale risulta dunque essere senza dubbio una procedura di controllo e verifica concettualmente praticamente fondamentale e irrinunciabile, la cui importanza oggi non può essere messa in discussione.
Di più ampio respiro, invece, risulta essere la VAS (Valutazione Ambientale Strategica).
Concettualizzata alla fine degli anni Ottanta, la VAS consiste in un processo sistematico di valutazione delle conseguenze ambientali, di proposte pianificatorie, finalizzato ad assicurare che queste vengano incluse in modo completo e considerate in modo appropriato, alla pari degli elementi economici e sociali all’interno dei modelli di “sviluppo sostenibile”, a partire dalle prime fasi del processo decisionale.[9]
Con direttiva n. 2001/42/CE del 27/06/01 (direttiva VAS) del Parlamento e del Consiglio dell’UE viene istituito l’obbligo della VAS al fine di determinare gli effetti sull’ambiente di piani, progetti e programmi definiti su scala territoriale al fine di garantirne l’attenuazione degli impatti e massimizzare compatibilità e integrazione ambientale anche durante le fasi di realizzazione e sviluppo degli stessi.
La VAS è indirizzata diversamente dalla VIA che si riferisce a singole opere o progetti, a piani e programmi generalmente complessi costituiti da più elementi integrati tra di loro di cui è necessario effettuare un’analisi ex ante, un monitoraggio in itinere e procedere ad indirizzare le linee di sviluppo generali degli stessi secondo veri e propri principi strategici.
Pertanto la VAS ha senso nei contesti inerenti i processi di implementazione dei piani e costituisce pertanto uno strumento di ausilio alla decisione DSS (Decision Support System), e non si identifica in un processo decisionale a sestante.
Essa sembrava pertanto aprire una strada alla collaborazione tra sociologia e progettazione ambientale e quindi ad un recupero del ruolo professionale del sociologo in quanto ad esso si richiedeva una pluralità di interventi, da quello più specialistico, a quello di costituire un intermediario tra i tecnici coinvolti nel processo di valutazione, i decisori politici e la popolazione interessata.
                                                                                      Dott  Ing.  Ambrogio Giordano
                                                                      Pianificatore Territoriale Urbanistico e Ambientale
Ambrogio Giordano, nato a Foggia il 5/9/1961, è attualmente Dirigente Tecnico presso AMIU Puglia Spa. È laureato in Ingegneria Civile ed Ambientale, Sociologia, Pianificazione Territoriale Urbanistica e Ambientale ed ha anche conseguito un Master universitario di II Livello in Scienze Criminologiche.
Da anni si occupa di problemi inerenti l’ambiente, modelli matematici e temi sociali collegati al mondo del lavoro ed ai fenomeni di devianza sociale, collaborando con numerose Organizzazioni, Enti ed Associazioni con finalità sociali e culturali. Attualmente è presidente del comitato tecnico scientifico dell’Associazione Rinascita e Rose. Ha collaborato alla stesura di numerosi testi organizzando e presiedendo convegni inerenti tematiche legate alla filosofia, alla logica matematica e tematiche socio-economiche. Tra i suoi interessi: la filosofia, la logica e le scienze sociali. Molti dei suoi scritti sono rintracciabili su numerosi blog e sui social network.

[1] Thomas Huxley, “Il posto dell’uomo  nella natura”, Feltrinelli, 1956 (ed. originale 1956). 
[2] Catia Mazzeri, “Le città sostenibili.Storia, natura, ambiente”, Franco Angeli, 2003.
[3] Kevin Lynch, urbanista statunitense pubblica nel 1960 “Image of the city” un opera fondamentale nella strutturazione teorica della moderna urbanistica, ponendo l’accento sui processi di identificazione umani nei confronti dell’ambiente urbano in cui vive e sulla figurabilità dell’ambiente urbano. Le sue teorie sono fondamentali nella decodifica del rapporto psichico riferito alla percezione dell’ambiente e le relative immagini mentali alla base del processo di formazione della dimensione spazio temporale in un rapporto interrelato tra uomo e città. Apre la strada al tema della percezione specie quella identitaria, tema di ricerca in ambito territoriale e paesaggistico.
[4] Anthony Giddens, “Sociologia”,Il Mulino, 1994.
[5] Francoise Choay, “La città. Utopie e realtà”, piccola biblioteca Einaudi, 2011.
[6] Stefania Sacripanti, “Il valore dell’ambiente rurale. Riflessioni e casi di studio”, Cultura e dintorni Editore, 2011.
[7] Luca Davico, Maria Carmen Belloni, “Sociologia e progettazione del territorio”, Edizioni Carocci, 2006.
[8] Valerio Romani, “Il paesaggio”, Franco Angeli, 2008.
[9] Catia Mazzeri, “Le città sostenibili. Storia, natura, ambiente”, Franco Angeli, 2003.


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